Antonio Gramsci

Antonio Gramsci (1891-1937) nasce ad Ales, in Sardegna. Nel 1921 è tra i fondatori del Partito Comunista Italiano, ed è inoltre l’ideatore della rivista Ordine Nuovo, nata a Torino nel 1919, nonché dell’Unità, quotidiano comunista che viene dato alle stampe per la prima volta nel 1924. Nelle elezioni del 6 aprile dello stesso anno è eletto deputato, mentre nel 1926, viene fermato e condotto nel carcere di Turi dal regime fascista, nonostante l’immunità parlamentare. Gramsci è accusato di attività cospirativa, istigazione alla guerra civile, apologia di reato e incitamento all’odio di classe. Le riflessioni di Gramsci non vengono di norma annoverate nel pensiero élitista, sebbene nei Quaderni è evidente lo studio approfondito delle opere di Michels e l’impegno nell’elaborazione di una strategia politica che possa attenuare il conflitto inestinguibile tra governati e governanti. A differenza di Michels, Gramsci pensa il partito non come uno strumento violento e repressivo di dominio, ma come il mezzo principale per esercitare l’egemonia a livello sovrastrutturale (quindi culturale, morale, intellettuale) e poi strutturale (quindi modificando anche i rapporti sociali di produzione) per dare vita ad un’organizzazione alternativa della società.