Gustave Le Bon

Gustave Le Bon (1841-1931) è una delle personalità più eclettiche, controverse e poliedriche della Francia a cavallo tra Otto e Novecento. Antropologo, medico, psicologo, sociologo, questo spirito enciclopedico si interessa di fisica, chimica, biologia e archeologia, ma è celebre in particolare per gli studi condotti sul disordine comportamentale e la “psicologia delle folle”. Il suo capolavoro, dal titolo omonimo, è annoverato da Le Monde, nel 2010, tra le 20 opere più influenti al mondo. Lo stesso Freud rimane colpito dalle sue analisi sull’inconscio collettivo. Tra il 1860 e il 1880, Le Bon percorre un viaggio tra l’Europa, l’Asia e l’Africa che gli ispira le successive pubblicazioni sull’antropologia dei popoli. A partire dal 1902 organizza i “pranzi del mercoledì” a base di aragoste, insieme alle personalità di spicco del mondo intellettuale, tra cui Paul Valéry e Henry Bergson. Pur avendo profetizzato l’era dei regimi totalitari, criticato le derive del leninismo e del nazismo, la seconda metà del Novecento lo ha relegato ai margini del panorama culturale, facendone un pensatore minore.