«La stroncatura è un genere nobile, connesso alle origini del giornalismo culturale. Non la pratica più nessuno. Perché? Perché in Italia puoi essere (anzi, devi essere) politicamente scorretto, ma non puoi fare il culturalmente anarchico. Insomma: sfottere il politico va bene, è redditizio perfino – per te che lo sfotti e per lui che se ne fotte –, ma non toccate libri, scrittori, i potentati dell’editoria, la cristalleria della cultura. Come mai? Relazioni. L’Italia, di facciata, è un popolo di santi, poeti, navigatori; in realtà, è un paese di mafiosi, di pavidi e di leccaculo».