Tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento una nuova generazione di intellettuali profondamente inquieta, lontana dalle tradizioni e dalle aspirazioni democratiche che avevano animato gli artefici del risorgimento nazionale, diede vita ad una vera e propria rivolta generazionale contro la vecchia nomenclatura liberale e socialista, destinata a cambiare per sempre la storia italiana. In questi anni di piombo ante litteram i giovani trovarono nel nascente pensiero nazionalista, nel sindacalismo rivoluzionario e nel futurismo gli strumenti con i quali scuotere le acque di un sistema politico fondato fino ad allora sul contrasto tra il notabilato liberale e la potenza ascendente del mondo socialista. Questa inquietudine si sarebbe, forse, pacificata nell’età della maturità se non avesse incontrato, sulla propria strada, l’epico e drammatico svolgersi della prima guerra mondiale, a cui seguì una spirale di violenza – violenza divenuta ideologia palingenetica, mito escatologico, azione redentrice e salvifica per distruggere l’avversario politico e ribaltare l’ordine costituito.