Questa nuova fede è emersa da una singolare sintesi tra la cultura bohémien di San Francisco e le industrie hi-tech della Silicon Valley. Promossa da riviste, libri, programmi televisivi, siti web, newsletter e conferenze in rete, l’ideologia californiana combina con disinvoltura lo spirito libero hippie e lo zelo imprenditoriale yuppie. Questa combinazione di opposti è stata raggiunta grazie a una profonda fiducia nel potenziale emancipatorio delle nuove tecnologie informatiche. Nell’utopia digitale tutti saranno infatti sia alla moda che ricchi, almeno così si professa.
Nel 1995, due teorici dei media dell’università di Westminster, Inghilterra, Richard Barbrook e Andy Cameron, pubblicano un breve saggio intitolato, sulla falsariga dell’Ideologia tedesca di Marx e Engels, L’ideologia californiana. Si tratta della prima mappatura dei riferimenti culturali di una nuova classe in rapidissima ascesa, quella degli imprenditori dell’hi-tech che avevano scelto la Bay Area di San Francisco come headquarter. Dai garage delle villette a schiera dei sobborghi fino ai più grandi poli di innovazione tecnologica della Silicon Valley, negli ultimi trent’anni abbiamo assistito a una vera e propria rivoluzione digitale guidata da questi CEO illuminati. Ma dove si sono formati? Che libri e riviste hanno letto? Che film hanno visto? In che cosa credono? Barbrook e Cameron ci accompagnano nel retroterra culturale e filosofico di questa piccola ma sempre più influente aristocrazia dotcom, che ha deciso di abbandonare le tradizionali dicotomie politiche per elaborare una nuova visione del mondo, dove il libertarismo hippie, non senza contraddizioni, si combina con il liberalismo yuppie, dove il confine dell’utopia tecnologica si confonde con quello della distopia. Un viaggio a ritroso nell’ideologia oscura che ha tutta l’intenzione di sconvolgere per sempre il nostro futuro.